Una delle domande più ricorrenti di questo periodo: ma perché ti é venuto in mente di fare una cosa del genere? E poi ancora: “perché questa cosa di correre e camminare proprio sulla Francigena? E che cos’è la Francigena?”

Sì, sono soltanto alcune delle domande e curiosità. E poi i dubbi e le domande sulla fatica, perché fare tutti questi km, perché piantare alberi, perché spendere e stare in cammino più di un mese, eccetera eccetera..

Ok. Andiamo con ordine.

Partiamo dalla mancanza assoluta che ormai ho (e abbiamo un po’ tutti) da oltre un anno: viaggiare. Non solo non viaggio e non si può uscire dalle regioni o viaggiare (se non con eccezioni particolari e tamponi, ecc, non mi dilungo su questo), ma neanche ci si muove come si vorrebbe, quando un minimo magari si può.

Io che sono onnivoro e divoratore di viaggi poi, parliamone! I cali di umore e le demoralizzazioni avute dall’anno scorso sino ad ora non le conto più. Le crisi ci sono state, non le nego, e c’è stato anche qualche pianto. Soprattutto per la crisi turistica arrivata così, senza avvisare.

Secondo punto: correre. Il 2020 è stato l’anno nero delle gare (e lo è ancora tutt’ora) e dello stop al running nel lockdown. E di tutto lo sport in generale. Se si usciva a correre anche sotto casa si veniva additati e guardati male nemmeno avessimo commesso omicidi. Gli untori dell’era moderna (da soli poi.. e in strade di campagna). La voglia di gare era alle stelle e non si potevano fare, tutto annullato, rinviato. Ho cancellato voli e alloggi nemmeno fossi io stesso un tour operator con clientela da salvaguardare. Il morale anche qui, sceso sotto terra. Senza contare la tristezza e le varie paure che in parallelo c’erano, e ci sono ancora, nell’attesa di questo vaccino che è il “nuovo oro”.

Paesaggio toscano provincia di Siena

Nel frattempo la mancanza del contatto con la natura, che ero solito avere nelle decine e decine di week-end e gite fuori porta e nei tanti viaggi annuali. La mancanza dei trekking in luoghi lontani, ma anche di quelli in regioni vicine o sotto casa.

Mescoli tutto questo, insieme all’assenza della birra con qualche amico, alle uscite del fine settimana che non ci sono più, la mancanza di una cena fuori con la ragazza, una grigliata in compagnia, una passeggiata ad una fiera o sagra, l’assenza continua di turismo e del lavoro anche nei mesi successivi.. e le crisi si moltiplicano e non sai più come riprendere il sorriso, l’entusiasmo.

L’ottimismo che mi contraddistingueva era tutto sparito.

Poi.. dopo una breve parentesi estiva e qualche bella gita fuori porta tra montagna e mare.. tornano le letture e qualche film arretrato. Torna qualche sogno.

Torna qualche piccola passeggiata fuori casa, la voglia di libertà e di natura come mai prima. Anche se ancora in semi-lockdown e con restrizioni continue e cambi di colori regionali.

Da tempo maturavo l’idea di un pellegrinaggio, di un viaggio lento.

L’esame di abilitazione alla professione di accompagnatore turistico mi porta a riprendere lo studio anche degli antichi Gran Tour intrapresi dagli aristocratici europei a partire dal XVII secolo verso l’Italia e la cultura italiana. Riprendo così anche una vecchia fissazione che avevo in mente da alcuni annetti: La Via Francigena! Riprendo per caso lo studio di quel pellegrinaggio per superare alcune domande d’esame. E torna anche quella vecchia voglia del viaggio itinerante e non solo. Delle tappe, dei borghi, del territorio locale e regionale.

Torna a bussare alla mia porta la voglia dei grandi pellegrinaggi, di Santiago di Compostela e di altri cammini italiani. Il viaggiare lento che mi ha sempre affascinato. Oltre ai consueti viaggi on the road che ero solito fare e che non ho mai smesso di sognare.

Voglia di camminare quindi. Di natura. Di viaggiare lentamente. Ma anche di correre! Sfogarmi, soprattutto dopo tutti questi mesi di ali legate, che per un viaggiatore forse è la peggior tortura.

Ho voglia di gare, ma ce ne sono ancora troppo poche in giro o proprio nessuna. Ho voglia di muovermi e prendere aerei, ma si può fare solo con tamponi e restrizioni particolari e col solito rischio dei voli cancellati all’ultimo momento. Ho voglia di muovermi e voglio farlo, anche in modo differente. Ho anche voglia di riprendere quel vecchio discorso che avevo in mente da troppi mesi: piantare alberi, raccogliere plastica, aiutare e supportare la natura che mi circonda, che calpesto nei miei sentieri di cammino o di running.

Ho voglia di fare qualcosa di più per quei bambini che hanno sopportato o sopportano ancora malattie invalidanti o croniche. Perché mi sono sentito in parte anch’io così in questo strano e brutto periodo, senza il “mio super potere” del viaggiare e muovermi. Costretto a non godere della vita e del divertimento. Senza sorrisi legati ad una delle mie più belle passioni.

Mi sono sentito senza la possibilità di esprimere emozioni. Fermo in me stesso, oltre che fermo in casa e senza un luogo in cui viaggiare o andare a vivere.

Molti di questi bambini non possono neanche lontanamente pensare di muoversi. Figuriamoci di viaggiare. E per la maggior parte, non possono neanche pensare di andare in luoghi in cui giocare o esprimere il loro essere bambini. Non possono svolgere molte attività nuove e divertenti che possono provare altri bambini della stessa età, non possono fare attività entusiasmanti come un parco avventura, nuotare, disegnare, fare tiro con l’arco.

Da un po’ di tempo nel mio piccolo, faccio le mie piccole donazioni per qualche ente che mi sta a cuore. Tra cui Dynamo Camp.

Ecco.. voglio fare qualcosa di più! Anche in un periodo per me non roseo e in cui sono senza lavoro.

Voglio farlo perché lì, in quel Camp, un bambino può riprendere la fiducia in se stesso, non importa se é in una sedia a rotelle o con la più strana malattia del pianeta. Lì, in quel Camp, sei un bambino, punto! Come gi altri! Lì puoi fare cose eccezionali! Puoi sorridere e giocare! Lì, puoi sognare appeso su una corda e fare il tuo parco avventura! Puoi scoccare quelle frecce. Puoi nuotare, andare a cavallo.

E’ questo quello che fa Dynamo Camp con la sua Terapia Ricreativa! E le sue tante attività per questi bambini. E sono loro che io voglio sostenere con il mio progetto! Perché c’è bisogno di queste belle attività per far tornare a sorridere, a maggior ragione in questo periodo storico.

Quindi??

Camminerò! Correrò! Lungo quella Francigena che tanto ho voglia di percorrere e scoprire.

E lo farò a sostegno di Dynamo Camp. E con alcune piccole attività di sostenibilità ambientale. Proverò a piantare qualche albero lungo la stessa Via Francigena tosco-laziale e forse anche in altri luoghi.

Tenterò di arrivare a Roma, partendo dall’ingresso della Francigena in Toscana, percorrendo circa 550-600 km.

Lo farò alternando tappe di cammino pellegrino con tappe di trail running.

E lo farò perché ho voglia di muovermi, mettermi in gioco. Scovando anche in questo pellegrinaggio personale parti di me stesso che ancora non conosco. Voglio sentire il mio respiro sui sentieri tosco-laziali del pellegrinaggio più importante d’Italia.

Perchè la Via Francigena?

Perché è parte della regione in cui vivo, perché non la conosco abbastanza e ho voglia di farla mia e imparare cose nuove da essa. Perché è cultura, natura, paesaggio, enogastronomia. E’ identità culturale e storica di borghi che ancora non ho conosciuto e che non vedo l’ora di vedere!

E’ un percorso che voglio fare dentro me stesso. Con le mie gambe e i miei polmoni. E nel mio piccolo, anche per qualcuno, per la natura e il pianeta di cui faccio parte.

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